Un’incompiuta… che mai lo sguardo distratto vuol capire ed accettare.
Mi riferisco all’affannoso gioco al massacro che i detentori di certezze (politiche?) perpetrano a danno dei popoli. Tutti.
Unica forza, scambiata per arrogante e visionaria testimonianza dai banali mistificatori, è la Solitudine dei Sogni dell’Artista.
Che non giudica. Osserva e annulla il suo sguardo nel banale e cavalca con le parole delle sue intuizioni sogguardando, libero e felice, il Mistero.
Da svelare ed offrire a tutti….
Quale sia la reale missione sociale dell’Arte non è dato di sapere. La codifica ufficiale la relega in un’accezione generica di “settore” che sembra dover esser qualcosa (e qualcuno!) di cui “fruire”, solo nei momenti di godimento e passatempo.
Ma non vi è luogo della terra e della memoria che non trovi scolpito nella sua Storia la testimonianza impressa dal suo sguardo del suo mood e dalle sue premonizioni.
A tutte le latitudini.
L’artista traduce in musica, versi, danza e forme scultoree, il suo mondo dell’Oltre.
Il velo delle donne, il manto avvolgente una femminilità nascosta, mai annullata, il riflesso dipinto del passo del viandante o del vecchio ricurvo sulla soglia… Le note brevi veloci di un canto lontano o la melodia di una timida arpa…Le cupole che spiccano nei cieli delle città o dei borghi assiepati sulle colline. Le immensità delle piramidi dall’Africa alle Americhe. I versi amari o gioiosi d’un poetare sognante. Ed ancora …
Mentre il Potere logora anche i Fautori di nuova democrazia da propagandare e vendere ai popoli indifesi, il disastro inflitto alla Terra trova spazio di sopravvivenza ovunque.
L’anima dei ghiacciai, il cuore pulsante delle foreste e il pullulare dei fiumi in piena inneggiano al diritto di sopravvivenza e, guarda caso, travolgono le certezze di tutti. Lasciando ferite profonde al ventre della Terra. Grido di libertà e dolore che lascia frammenti di vita ovunque.
Ma “l’attesa dell’azione”, o meglio, “l’attendismo deleterio” infligge sempre ed ancora… Altri colpi con le pastoie incollate sulla carta, in un moto continuo di autodistruzione.
Ed eccomi: camminare nell’aria dei cammini del nostra Terra; intrufolarmi nell’ombroso Gargano o nella piana delle Pianelle; bagnare i pensieri nelle acque dei fiumi lenti e sornioni; scalare le colline dei monti per ritrovare l’animo di Federico II; ascoltare la musica della Natura che rifiorisce od il nitrito di cavalli liberi, nei prati dei nostri parchi; attraversare le sale dei nostri castelli con l’odore del Tempo che mi accompagna…
Mentre l’eco della Storia mi suggerirà le sue parole immortali io sarò testimone che vi racconterà che l’Arte non è solo godimento dell’animo, ma è il racconto del Tempo che attraversa la Natura. E, come diceva mio padre:
“L’Arte è il Grande Dolore della Ragione”.