Ancora una volta nel “Mare Nostrum”. Un’altra tragedia annunciata. La fine di tanti disperati che, per dirla con Papa Francesco, scappavano dalla miseria e dall’oppressione “alla ricerca della felicità”, cui tutti gli esseri umani hanno diritto.
È molto triste!
Un popolo, come quello italiano, che conosce le motivazioni che spingono un essere umano ad abbandonare la propria terra per cercare di risollevarsi, di conquistare una dignità, deve prestare soccorso, deve tendere la mano, deve onorare la propria civiltà.
Ma se quel popolo – che ha portato, sa portare, il pesante fardello della sofferenza -, deve poi subire il teatrino delle speculazioni e assistere al fuoco incrociato di accuse tra politici, quella civiltà, il senso della generosità e della solidarietà sono fatalmente disonorate.
E il paradosso si porterà a compimento nel momento in cui comincerà la triste conta dei morti e dei dispersi, perché sarà allora che il cinismo di certi politici avrà reso ancora più drammatica una tragedia che tutti, loro per primi, sapevano essere annunciata da tempo.
Non rottamiamo nessuno, perché quei cinici sapranno farlo da sé. Cambiamo, invece, affidiamoci a persone che hanno nel genoma la “pietas” dei nostri progenitori, e sanno, e vogliono combattere per un futuro migliore, per tutti.
In questo, credetemi, noi donne siamo insuperabili.