E comunque resta il senso relativo di tutto e tutti la transitoria certezza del proprio diritto e la permanente ed immanente consolidata consapevolezza di quanto esso non possa essere recepito.
Il valore caduco dell’esistere contrabbandato per vita. La soverchiante sopravvivenza in uno spazio ceduto con pacata accettazione. Ceduto per amorevolezza, nel senso implicito di “dono”.
Per rispetto, per il senso estremo di esistenza condivisa e da condividere inevitabilmente…
Eppure il riscontro a cura degli altri si esplica solo nelle valutazioni dell’economia che supera le rivendicazioni del diritto.
Di essere. Di viversi. Mentre il controsenso della “violenza” diviene il senso comune di mille giustificazioni.
Poi…resta solo il significato di “se stessi”, la capacità di afferrare ciò che questo può rappresentare.
Ed ancora, forse, la solitudine. Il senso ottuso degli altri. L’audacia delle valutazioni del proprio animo…in termini di Occasione per “approfittare” ancorché nella coscienza di “fruire” …
Verso una gestione che non costruisce niente di strutturale, ma che sa approfittare della propria miseria.
E tutto esplica solo una violenza all’animo che, solo, stenta ad evolvere; verso nessun orizzonte, verso nessun significato.